Il remote slow mob è un modo per valorizzare il potenziale storico-turistico di un luogo mediante il coinvolgimento diretto dei partecipanti.
Ciò avviene attraverso tecniche mutuate dal mondo dei giochi (gamification) applicate al settore della promozione territoriale (marketing turistico).
Da sempre, l’azione di giocare coinvolge e diverte. È così che si crea uno stato mentale positivo verso il gioco in sé e i suoi significati, ma è soprattutto nella ricerca della gratificazione della vittoria (un punteggio, una ricompensa, una scoperta) che possono generarsi inedite traiettorie di conoscenza.
Il Rubicone, progetto pilota
Il senso universale di attraversare il Rubicone è ancora oggi quello di prendere una decisione grave e dolorosa, come reazione necessaria al fine della propria sopravvivenza.
Per questa ragione, il fiume Rubicone ha rappresentato fin da subito il modello ideale dove sperimentare l’incontro fra storia, natura e gioco.
Da qui sono scaturite nuove idee che hanno poi trovato caratteri di concretezza in altri contesti. Situazioni che, sebbene differenti sotto il profilo squisitamente storico-culturale, hanno trovato il loro punto di contatto nel gioco.
Come funziona il Remote Slow Mob sul Rubicone?
Lungo il percorso naturale, che si snoda sugli argini del fiume fino al ponte romano, i partecipanti dotati di cuffie radio, vengono coinvolti in situazioni divertenti, inattese, esperienziali. Così, il gioco finisce per fondersi con l’immersione cognitiva nella storia, nel territorio, nella natura.
Lo scopo è quello di vivere in prima persona lo storico attraversamento del fiume Rubicone da parte di Giulio Cesare quando, ribellandosi allo Stato Romano, pronunciò la famosa frase Alea Iacta Est.
In fondo, la storia è da sempre un processo dove tutti siamo protagonisti.