L’incubo di Cesare

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L'incubo di Giulio Cesare impersonificato dal progetto tea

Si narra che Giulio Cesare la notte dell’attraversamento del Rubicone ebbe un incubo, quello di unirsi incestuosamente con la propria madre. Probabilmente, il senso figurato di tale tormento va ricondotto a Roma, la sua “madre”.

Il remote slow mob L’incubo di Cesare è un modo per valorizzare il potenziale storico-turistico del fiume Rubicone mediante il coinvolgimento diretto dei partecipanti. Ciò avviene attraverso tecniche mutuate dal mondo dei giochi (gamification) applicate al settore della promozione territoriale (marketing turistico).

Da sempre, l’azione di giocare coinvolge e diverte. È così che si crea uno stato mentale positivo verso il gioco in sé e i suoi significati, ma è soprattutto nella ricerca della gratificazione della vittoria (un punteggio, una ricompensa, una scoperta) che possono generarsi inedite traiettorie di conoscenza.

Come funziona?

Lungo il percorso naturale che si snoda dal centro sportivo Seven fino al ponte romano i partecipanti, tutti dotati di cuffie radio, vengono coinvolti in situazioni divertenti, inattese, esperienziali. Così, il gioco finisce per fondersi con l’immersione cognitiva nella storia, nel territorio, nella natura.

Lo scopo è quello di vivere in prima persona lo storico attraversamento del fiume Rubicone da parte di Giulio Cesare quando, ribellandosi allo Stato Romano, pronunciò la famosa frase Alea Iacta Est. Il senso universale di attraversare il Rubicone è ancora oggi quello di prendere una decisione grave e dolorosa, come reazione necessaria al fine della propria sopravvivenza.

In fondo, la storia è da sempre un processo dove tutti siamo protagonisti.

Organizzazione

Associazione Culturale 49 a.C. e AGT Associazione Guide Turistiche della Romagna

Collaborazioni

Comune di Savignano sul Rubicone, Legio XIII Gemina – Ariminum, Progetto teatrale Azdora, Videomaker Luigi Tarantini

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